“È una delle esigenze più importanti per noi: *interpretare i cambiamenti e le trasformazioni della nostra epoca, cercando di affrontare al meglio le sfide pastorali. Con Cristo e in Cristo*. Niente fuori dal Signore, niente lontano dal Signore.
Ma ciò è possibile *guardando a Cristo come nostro futuro*: Egli è «l’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (Ap 1, 8), il principio e la fine, il fondamento e la meta ultima della storia dell’umanità. Contemplando in questo tempo pasquale la sua gloria, di Lui che è «il Primo e l’Ultimo» (Ap 1, 17), possiamo guardare alle tempeste che a volte si abbattono sul nostro mondo, ai cambiamenti rapidi e continui della società e alla stessa crisi di fede dell’Occidente con uno sguardo che non cede alla rassegnazione e che non perde di vista la centralità della Pasqua: Cristo risorto, centro della storia, è il futuro”.
“Accoglienza *con profezia*: si tratta di imparare a riconoscere i segni della presenza di Dio nella realtà, anche laddove essa non appare esplicitamente segnata dallo spirito cristiano e ci viene incontro con il suo carattere di sfida o di interrogativo. E, al contempo, si tratta di interpretare tutto alla luce del Vangelo senza farsi mondanizzare — state attenti! —, ma come annunciatori e testimoni della profezia cristiana”.
“Una buona pastorale è possibile se siamo capaci di vivere quell’amore che il Signore ci ha comandato e che è dono del suo Spirito. *Se siamo distanti o divisi, se ci irrigidiamo nelle posizioni e nei gruppi, non portiamo frutto*; pensiamo a noi stessi, alle nostre idee e alle nostre teologie. È triste quando ci si divide perché, anziché fare gioco di squadra, si fa il gioco del nemico: il diavolo è quello che divide, ed è un artista nel fare questo, è la sua specialità”. (papa Francesco).
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