PROGETTO E FINALITÀ


LO SPORT ALL’ORATORIO E AL CENTRO DI AGGREGAZIONE GIOVANILE

INTRODUZIONE

Lo sport, fenomeno sociale attuale – almeno nelle manifestazioni spettacolari e commerciali che conosciamo oggi – può essere analizzato sotto diversi aspetti. A differenza degli aspetti più tecnici, centrati sulla ottimizzazione, perfino sulla sofisticazione di una gestualità, in vista delle prestazioni attese, può essere affrontato soprattutto sotto l’angolazione delle numerose prospettive antropologiche che può aprire. La nostra proposta verso questo fenomeno, sarà quindi quella del pedagogo e dello specialista in scienze della educazione, trascurando pertanto i problemi posti dalla didattica dell’educazione fisica e dello sport.

Ma a che serve l’attività sportiva? Perché mai un gruppo, una associazione, una parrocchia, dovrebbero promuoverla, organizzarla, sostenerla, investendoci sopra le risorse umane ed economiche disponibili?

Non è raro, oggi, sentirsi porre domande del genere, dal momento che la pratica sportiva è diventata un fenomeno massicciamente presente nella società e tuttavia sempre più fine a se stesso. Si fa sport per diventare campioni, per migliorare la linea, per conservarsi in salute, per divertirsi, per socializzare, per riempire il tempo libero, ecc…

Talvolta, però, lo sport non riesce ad essere tutto questo. Anzi, rischia di avere l’effetto opposto, diventando causa di stress, di danni alla salute, di noia, di isolamento. Nello stesso tempo c’è anche la tendenza a vivere l’esperienza sportiva in modo superficiale, secondo uno stile che oscilla tra il consumismo “usa e getta” e il “fai da te” più disinvolto. Vi sono poi fattori “inquinanti” più grandi, che alterano su vasta scala il fenomeno sportivo.

A volte si pensa che tutto ciò appartenga solo allo sport professionistico, di vertice, ma non è così. Nelle palestre dilettantistiche girano ugualmente pasticche e pasticci vari; la rincorsa immotivata alla tuta o all’attrezzo inutile ma extralusso macina miliardi più nello sport di base che in quello di vertice; il culto del bicipite perfetto, del corpo modellato come fosse una scultura, fa proseliti proprio tra i non professionisti.

In realtà crediamo che lo sport, se si usa il giusto approccio, contribuisce allo sviluppo della personalità; favorisce l’apprendimento di competenze sociali; fa stare bene chi lo pratica, ma anche chi lo guarda da spettatore. Si può vivere in maniera soddisfacente e positiva l’esperienza sportiva: l’importante è non essere mai passivi, ma protagonisti del proprio vivere il gesto sportivo.


I VALORI DI RIFERIMENTO… OLTRE LO SPORT

Ciò che le persone, soprattutto i giovani, anche inconsciamente, chiedono oggi è di dare senso alla loro vita. Prima di un bisogno di sport, c’è un bisogno di vita, di felicità. L’obiettivo, allora, non si esaurisce nel “far giocare”, ma, cogliendo le tendenze ed interpretando i bisogni profondi delle persone, si punta ad interagire con autorevolezza e sapienza attraverso proposte significative e puntuali. Occorre impegnarsi a promuovere una mentalità ed una cultura sportiva che attraverso il “fare sport”, non solo il “parlare di sport”, facciano riscoprire la piena verità sulla persona umana. Non una cultura sportiva che ingabbia l’atleta nelle logiche del mercato, ma una cultura sportiva che si metta al servizio dell’uomo per promuoverlo e riscattarlo.

Tutti vogliono essere campioni. Ma cosa significa essere campione? Chi è il campione? Il campione è un uomo o una donna vincente, che lotta prima di tutto con se stesso, con i suoi tempi di crescita, con il suo limite. Ciò che differenzia un campione da un uomo o una donna mediocre è l’entusiasmo, il coraggio, la pazienza, la resistenza, la determinazione, la passione in vista del raggiungimento di un obiettivo. Ciò lo spinge a dare il meglio di sé, ad allenarsi, a gareggiare, ad “essere squadra” e a vincere. Si può anche perdere e perdere non è una brutta cosa, ma accettare la sconfitta, cioè capirla, aiuta ad essere persone migliori. La vera sconfitta è quando si decide di smettere di sognare, di tentare: è quando ci si arrende.

Voler vincere al di là dei propri limiti o senza la fatica dell’allenamento significa essere degli illusi o, peggio, dei disonesti. Ma per essere vincente cosa occorre? Il vincente è colui che ha preso coscienza delle proprie capacità, ma anche dei propri limiti; è una persona che ha stima di sé, conosce la propria misura e si pone degli obiettivi precisi da raggiungere nel rispetto delle regole: insomma, una persona che sa mettere in gioco la propria vita. La qualità fondamentale del campione è il desiderio. Il desiderio del miglioramento e della vittoria spinge ad allenarsi, impegnarsi, esercitarsi, gareggiare ed infine a vincere. Tutto ciò presuppone uno stile di vita che porti a delle rinunce. Determinazione e costanza sono le qualità delle persone tenaci, resistenti, che non si fermano di fronte agli ostacoli, ma che, anzi, tentano di superarli e, anche se non vi riescono al primo tentativo, ritentano fino al successo. Anche la concentrazione, da impiegare per mettere a fuoco l’obiettivo e non perderlo mai di vista e la sicurezza di sé che alimenta l’autostima, sono doti importanti per delle persone che mirano in alto.


LA SOCIETÀ SPORTIVA

Perché l’attività sportiva possa realizzare la sua funzione educativa e possa diventare “esperienza di vita” per le persone che la praticano, deve essere condivisa attraverso una forma di vita associativa. La società sportiva non è il gruppo, ma un insieme di gruppi che interagiscono tra di loro e sono legati da regole ed impegni reciproci. È una esperienza di aggregazione dal basso, tra persone che condividono gli stessi valori e interessi. Si può dire che il gruppo sportivo e la squadra rappresentano in piccolo la società di cui il giovane farà pienamente parte una volta diventato adulto. Sotto questo aspetto lo sport raggiunge il proprio scopo quando insegna a maturare come persona. Maturazione significa accettare i propri limiti, costruire il successo sulla fatica, sapersi confrontare con gli altri con spirito critico, imparare a non considerare l’avversario un nemico da offendere e umiliare. È importante vincere, ma ancora più importante è capire che tutti devono poter fare sport, entrare in una squadra ed essere accettati indipendentemente dai risultati raggiunti. Una società sportiva, allora, svolge in pieno la propria funzione se educa…

Al tempo libero: un impegno serio che conduce a rivedere il tempo libero come valore da vivere nella quotidianità e non come tempo perso.
Al divertimento, al piacere, alla festa: educare anche al piacere che apre ad un altro modo per affrontare la vita: quello ludico attraverso il gioco.
Alla corporeità, alla bellezza, alla salute: la troppa attenzione all’aspetto esteriore può sfociare nel narcisismo. Al contrario, prendersi cura di sé è un diritto/dovere che può trasformarsi in una occasione privilegiata per accrescere l’autostima. Il benessere fisico favorisce anche il coraggio di vivere e migliorare le capacità cognitive.
All’agonismo, alla vittoria e alla sconfitta: significa rendersi conto del senso dei propri limiti, della precarietà dei momenti vincenti, aiutando ad accettare con coraggio e con dignità l’alternarsi di momenti favorevoli e sfavorevoli di cui è fatta la vita.
Alla partecipazione: nello sport si fa “gioco di squadra” non soltanto in campo; tutti devono partecipare alla vita del gruppo o della società sportiva, dando il proprio contributo per farla funzionare nel migliore dei modi. Si instaura così un senso di appartenenza che lega le persone nella visione di un fine comune.
Alla condivisione e alla comunione: mettere reciprocamente a disposizione se stessi e le proprie qualità, nella certezza che questo è l’unico modo per crescere e per essere un dono per gli altri.
Alla solidarietà: “fare spogliatoio” è un’espressione del mondo dello sport che esemplifica il comportamento di compattezza da tenere all’interno di una squadra. Il collante è il sentimento di solidarietà che significa sostenersi ed aiutarsi reciprocamente nei momenti di difficoltà. In un giusto atteggiamento di fair-play la solidarietà si estende verso l’avversario in difficoltà.
A diventare gruppo: nello sport si impara a pensare che “noi” viene prima di “io”. Il “solista” va bene se i suoi talenti sono messi al servizio del gruppo e dei fini condivisi che esso persegue. Ciò facendo si vive lo sport come una grande opportunità di crescita comune.

In questo senso il Centro di Aggregazione Giovanile-Oratorio Kolbe privilegia e assume integralmente il cosiddetto “sport educativo”, senza escludere quello agonistico”, proprio in ragione della sua specifica natura di “luogo educativo” e di “luogo formativo”. Pertanto lo sport inteso al C.A.G.-Oratorio Kolbe ha le seguenti caratteristiche:

  • È uno sport che diverte: prevale la dimensione ludica, creativa, festosa. Ciò non toglie che sia disciplinato, organizzato, competitivo. L’aspetto giocoso attraversa l’intera evoluzione della persona, dai bambini fino agli anziani e qualifica l’approccio allo sport come caratteristica dell’uomo (homo ludens) ed espressione della sua natura ludica.
  • È uno sport aggregativo: funziona come polo di socializzazione leggera e immediata; non richiede tessere o distinzioni-separazioni ideologiche. È dunque aperto a tutti. Tuttavia deve rispettare le regole del gioco e del luogo che ha una propria identità.
  • È uno sport centrato sul primato della persona: non si fa sport per il puro gusto di fare sport, a qualsiasi costo. Si fa sport, e bene, in relazione al principio dello sviluppo integrale della persona, verso il quale tutto il resto è subalterno. Questo è un principio discriminante e decisivo, criterio di comportamento e di scelte, regola aurea non negoziabile.
  • È uno sport “scuola di vita” e “palestra di virtù”: l’ambiente del C.A.G.-Oratorio Kolbe propone già di per sé una condizione di apprendimento dei valori della vita. È un luogo colmo di messaggi e di opportunità per crescere che trova concretezza in momenti di formazione per dirigenti, allenatori e atleti. Qui lo sport orienta alla vita degna e buona, alla disciplina, alla convivenza, al rispetto dei tempi di ognuno.
  • È uno sport che educa al sogno: quanti genitori parlano con i loro figli dei loro sogni? Occorre ridare ai ragazzi il significato autentico della parola sogno. Sogno non è il territorio dell’impossibile, ma il territorio del lecito, anche se occorre aiutare a “volare con ancore e zavorre”. Altrimenti il rischio della frustrazione è molto grande.

LA NECESSITÀ DELLA FORMAZIONE

Quanto esplicitato è di possibile attualizzazione se lo sport viene proposto e vissuto come uno strumento educativo. Lo sport, in generale, è capace di scatenare immediatamente nei ragazzi e adolescenti entusiasmo e passione. Chi, tra un insegnante e un allenatore, è più amato dai ragazzi fin dal primo impatto? A chi i ragazzi guardano più spesso come a un esempio e a un modello. Non è sempre facile educare attraverso lo sport. Non è facile ma è possibile. Ed è possibile a determinate condizioni, affinché lo sport possa veramente generare sane esperienze umane ed educative. Tra le condizioni necessarie, la più importante è quella di una adeguata preparazione e formazione degli operatori. E’ questa la principale sfida da cogliere con grande senso di responsabilità e con sincero entusiasmo, per qualificare sempre più lo sport e per dar allo sport la possibilità di esprimere tutte le potenzialità educative che possiede. Sarà proprio la presenza di bravi allenatori a far esplodere queste potenzialità educative. E’ quindi necessario un impegno continuativo e responsabile nello svolgere un sevizio educativo che passa “dentro” il fare sport, attraverso azioni che richiedono competenza.


REGOLAMENTO ALLENATORI E DIRIGENTI

Non dimenticando che ogni allenatore, dirigente e collaboratore dell’A.S. CAG S.M.Kolbe deve costantemente fare riferimento al Consiglio direttivo per qualsiasi decisione o iniziativa da prendere durante la stagione sportiva, il medesimo Consiglio ha delegato agli allenatori il potere, in caso di una particolare situazione di disagio nella squadra, di decidere la sospensione a tempo determinato dei propri atleti. Si sottolinea che comunque ogni allenatore è tenuto ad informare il Presidente e gli educatori del Centro riguardo alla situazione presente nelle palestre e sui campi di calcio, e con quest’ultimi discutere e decidere una soluzione da seguire. La decisione di allontanare un atleta deve essere discussa anche in sede di Consiglio, in quanto implica una chiara presa di posizione da parte della società nei confronti del medesimo atleta e del resto degli atleti della società. Durante gli allenamenti e in partita gli allenatori, i dirigenti e i vari collaboratori dell’associazione sportiva, sono tenuti a mantenere per primi un atteggiamento corretto nei confronti di atleti e genitori, e in particolare devono impegnarsi affinché gli stessi atleti assumano un atteggiamento rispettoso nei confronti delle persone e delle attrezzature. Ricordiamo che non conta il posto in cui si svolge l’attività sportiva, sia esso una palestra o il campo dell’oratorio: fare sport vuol dire IMPEGNO e RISPETTO da parte di tutte le figure che di sport si occupano, a partire dai dirigenti fino agli atleti. Quindi gli allenatori sono autorizzati e invitati ad assumere anche toni particolarmente duri per far sì che nelle nostre palestre e sui nostri campi, non venga mai meno il rispetto nei confronti delle persone e l’impegno preso all’inizio dell’anno.


REGOLAMENTO ATLETI

Come da regolamento dell’A.S. CAG S.M.Kolbe, a tutti gli atleti è richiesta l’attinenza alle norme riguardanti le modalità di iscrizione alle attività sportive (adempimento della visita medica e pagamento delle quote). È richiesto soprattutto IMPEGNO e RISPETTO nei confronti delle persone e degli oggetti presenti in palestra e sul campo, a partire dalla presenza puntuale e costante agli allenamenti, avvisando in anticipo nel caso di assenza, e rispetto delle direttive degli allenatori. Informiamo gli atleti e le loro famiglie che gli allenatori sono stati autorizzati da parte della società ad allontanare per un tempo determinato quelle persone che creano disturbo all’interno del gruppo, mancando di rispetto, non impegnandosi, rendendo difficile la conduzione della squadra da parte dell’allenatore.Inoltre a tutti gli atleti è richiesto di partecipare e collaborare alla buone riuscita degli eventi aggregativi dell’oratorio e del CAG. Ricordiamo infatti che le attività sportive della nostra associazione sono attuate all’interno del Centro di Aggregazione Giovanile e Oratorio S.M.Kolbe, in una struttura quindi chiaramente educativa e sono tenute al rispetto del progetto educativo dello stesso CAG e Oratorio. Riteniamo infatti che sia di fondamentale importanza trasmettere anche nelle attività sportive quei valori e principi educativi che ispirano l’intera attività del Centro di Aggregazione Giovanile.


CONCLUSIONE

Tre sono le dimensioni di uno sport umano e umanizzante. Partendo dall’espressione “non è l’uomo per lo sport ma e lo sport per l’uomo”, si vuole affermare la relativizzazione dello sport all’uomo. Il che significa che è proprio nel rapporto che lo sport ha con l’uomo la conditio sine qua non perché lo sport possa rispettare la sua verità, salvare la sua identità e venerare la sua dignità. A partire da questo fondamento, tre sono le dimensioni essenziali:

  • La valenza educativa: sport come tempo, luogo e mezzo per lo sviluppo e la crescita permanente dell’uomo.
  • La valenza culturale: lo sport è anche luogo sorgivo, principio di una determinata cultura.
  • La valenza etica: il problema morale fondamentale è che l’uomo sia uomo anche nello sport, o meglio, che l’uomo diventi uomo grazie allo sport.