Se si dovesse togliere una messa festiva…

* Le lodi mattutine alle ore 8.30 dei giorni festivi.

Alcuni criteri per orientarci

Da diverso tempo poniamo la questione: che valore ha oggi celebrare tutte queste messe in una città (…)?

  • Non può essere data come unica ragione il calo del numero dei preti e il loro invecchiamento. (…)
  • Da tempo proponiamo la valorizzazione delle ministerialità laicali. Come potremmo fare affinché il “buco” lasciato dallo spostamento di una messa possa essere colmato da un altro modo di ritrovarsi dei fedeli (lettura del Vangelo, rosario, preghiera dei salmi…)?
  • Avrebbe un enorme valore simbolico convergere come fedeli in una sola messa festiva per ogni parrocchia (al limite, una al mattino e una al pomeriggio, se davvero fosse necessaria), facendo di quella celebrazione il focus della giornata della comunità (canti, preghiere, fraternità) e attorno a quella il “resto”: catechesi, convivialità, carità, visita ai malati, ecc.. Ma occorre tener presente che in alcune realtà la messa è proprio partecipata da una assemblea numerosa, che non potrebbe essere contenuta nello stesso edificio una volta sola al giorno.
  • Il volto di presbitero che veicoliamo: un uomo che corre da un posto all’altro, celebra la messa e scappa via per celebrare altrove. Quale “pastore” farebbe così?! Chi vorrà mai vivere così la sua vita (dimensione vocazionale per i giovani)?! Connessa a questa scelta, anche quella della qualità della predicazione: si rischiano parole che potrebbero essere dette in ogni tempo e in ogni luogo, disincarnate da quella precisa porzione del popolo di Dio che noi ministri ordinati dovremmo servire e amare, anche “pascolare”.
  • E’ giunto il momento di eliminare la celebrazione di messe (specie la domenica) aggiunte “in occasione di…”, “dentro la festa X…”, “Invitando il personaggio Y”, ecc. La messa non è devozione né folklore: è convocazione del santo popolo di Dio, per celebrare il memoriale della Pasqua del nostro Signore Gesù ed essere quindi costituito suo corpo. Non altro.
  • “Ridurre il numero” (…) non è certo la soluzione: attualmente che le messe sono tante, partecipa circa il 15% dei battezzati… una debacle totale, che non vogliamo vedere. C’è molto da riformare nel modo di celebrare e di articolare la liturgia col resto della vita cristiana, e non lo si fa guardando al passato. Una- due messe in meno è già una indicazione di direzione (dalla quale – lo spero – non si deve tornare indietro); ma tra non molto tempo, bisognerà toglierne anche altre… e non sarà un dramma, anzi!
  • Le prospettive annunciate da papa Francesco sono ben più ampie e chiedono un profondo cambiamento di prospettiva e di stile (spirituale e pastorale)… che abbiamo capito bene, ma di fronte al quale vengono poste non poche resistenze.

     Grazie all’arrivo di don Luca e all’aiuto festivo di don Martino, possiamo ancora presiedere le messe secondo l’orario consueto, ma il trend va decisamente (e da anni) in un’altra direzione: finché la Chiesa italiana continuerà a basare il raduno domenicale dei fedeli attorno alla celebrazione eucaristica presieduta da un vescovo o da un presbitero – a fronte del crollo del numero di questi ministri – il destino sarebbe la riduzione dei momenti di ritrovo-preghiera

Radunarci attorno al Signore Gesù

del popolo dei fedeli.

     Invece – alla stragrande maggioranza delle comunità cattoliche sparse nel mondo – per mancanza di clero – non è data la possibilità di accedere alla messa settimanale e il vescovo o il presbitero arrivano una volta al mese o anche più raramente.

     Certo, nella città di Varese e nel nostro decanato non mancano le messe festive… e potremmo anche dire che sono troppe. Ma il numero è anche legato alla configurazione della città (con le sue “castellanze”) e alla ampiezza delle chiese (tutte non molto grandi).

     Magari un domani i cattolici varesini si ritroveranno per l’unica messa festiva tutti in basilica… ma è anche vero che il cristianesimo è nato da piccole comunità che si ritrovavano nelle case… e l’etimologia del termine “parrocchia” vuol proprio dire “chiesa tra le case”.

La chiesa tra le case

     Rendiamo omaggio a quella affermazione che abbiamo sentito e ripetuto più volte: la comunità cristiana si costituisce attorno al suo Signore, che convoca attorno a sé affinché si ascolti la sua voce, con Lui si lodi Dio Padre, di Lui ci si nutra, per vivere di Lui pieni di Spirito Santo.

     La liturgia eucaristica ha una sua innegabile particolarità: in essa si fa vicina a noi la Pasqua di Gesù, perché in forma sacramentale ci è dato di incontrare la sua vita offerta per noi, assumerla come nostro cibo, essere trasformati in essa. E’ il ritrovo settimanale dei discepoli di Gesù, nel giorno della sua risurrezione.

La liturgia ha tante forme

     La storia ci consegna tante altre forme liturgiche (si veda il Catechismo della Chiesa cattolica dal numero 1667): per esempio i cosiddetti “sacramentali” (benedizioni, funerali, consacrazioni…) e “la liturgia delle ore” (che ritma il tempo della giornata: mattutino, lodi, ora media, vesperi, compieta).

     La Chiesa, madre e maestra, conosce le difficoltà dei suoi figli rispetto alla messa : la frequenza settimanale alla messa è del solo 15% circa dei battezzati; sono cambiate le coordinate sociale e culturali; da qualche decennio è stata introdotta la messa pre-festiva (era per coloro che proprio non potevano partecipare la domenica e i giorni di festa… e col tempo è diventata comune, anzi spesso la più frequentata); i fedeli anziani e malati sono stati raggiunti nelle case e negli ospedali con i mezzi di comunicazione; in tanta parte del mondo i ministri ordinati non sono in numero sufficiente per raggiungere tutte le piccole comunità cristiane (fenomeno che vediamo ormai anche qui in Italia) e quindi i fedeli si radunano attorno ad un “responsabile” della preghiera e della catechesi.

     Ecco allora la nostra proposta: qualora fossimo nelle condizioni di dover “togliere” una messa, conservare la possibilità che i cristiani possano radunarsi attorno al Signore Gesù, ascoltare la sua Parola, pregare con la liturgia, costruire delle relazioni significative tra i parrocchiani.

Alcune prevedibili domande

     A chi sarebbe rivolta questa proposta? Certamente la liturgia delle ore è bella e significativa per tutti (qualcuno ricorderà il libretto “Le ore” usato da CL o la “Diurna Laus” introdotta dall’arcivescovo Carlo Maria Martini), anche per coloro che la domenica parteciperanno alla messa. Una attenzione particolare la rivolgiamo a coloro che – a causa della mancanza della messa in un orario e in un luogo a loro cari – rischierebbero di non partecipare alla messa o di seguirla solo in casa o di non incontrare più i fratelli e le sorelle della comunità

     La liturgia delle ore ha lo stesso valore della messa? E’ sempre difficile e fuorviante dare “quantità di valore” ad una realtà (soprattutto se si tratta di persone… e di Persone divine, come in questo caso) e dobbiamo purificare la domanda. La domenica il ritrovo specifico dei discepoli di Gesù è la celebrazione eucaristica e a quella dobbiamo tutti puntare, vivendola in modo attivo e intenso. Ma se questo non fosse possibile? Non è giusto né vero affermare che “O si fa la messa, o non facciamo nulla” (tenendo le chiese chiuse o vuote). Il discernimento ci obbliga a porci questa domanda: quale è il meglio, il massimo per me possibile per lasciarmi incontrare oggi dal Signore e dalla comunità? Può forse ritrarsi la comunità dal compito di offrire tutti gli “strumenti di Grazia” per nutrire tutti i suoi figli?!

     E se fosse una scelta di comodo (per non spostarmi in un’altra parrocchia della Comunità Pastorale, o per non cambiare un orario comodo, o perché è più breve…)? Come tutte le scelte dettate da pigrizia o interesse, non sono certo da assecondare!

     Che dire a proposito del precetto festivo? Così si esprime il Catechismo della Chiesa cattolica (che sapientemente parla di “obbligo della domenica” o non di obbligo della messa”, ad indicare che il valore da custodire è il Giorno del Signore, anche se celebrato in modalità differenti): “L’obbligo della domenica. 2180 Il precetto della Chiesa definisce e precisa la Legge del Signore: «La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa»124. «Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente »125. 2181 L’Eucaristia domenicale fonda e conferma tutto l’agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all’Eucaristia nei giorni di precetto, a meno che siano giustificati da un serio motivo (per esempio, la malattia, la cura dei lattanti) o ne siano dispensati dal loro parroco126. Coloro che deliberatamente non ottemperano a questo obbligo commettono un peccato grave. 2182 La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell’Eucaristia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. In questo modo i fedeli attestano la loro comunione nella fede e nella carità. Essi testimoniano al tempo stesso la santità di Dio e la loro speranza nella salvezza. Si rafforzano vicendevolmente sotto l’assistenza dello Spirito Santo. 2183 «Se per mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica, si raccomanda vivamente che i fedeli prendano parte alla liturgia della Parola, se ve n’è qualcuna nella chiesa parrocchiale o in un altro luogo sacro, celebrata secondo le disposizioni del Vescovo diocesano, oppure attendano per un congruo tempo alla preghiera personalmente o in famiglia, o, secondo l’opportunità, in gruppi di famiglie»127.

Ci sarà un prete a quella celebrazione? Finché ne avremo la possibilità, la liturgia delle ore sarà presieduta da un ministro ordinato, ma è previsto che sia guidata anche da un laico/laica o da una suora. Potrebbe essere l’occasione per la celebrazione personale del sacramento della riconciliazione.