S. SEBASTIANO – BREGAZZANA


La chiesa dedicata a S. Sebastiano ha fatto la sua comparsa nelle citazioni storiche in occasione della visita pastorale del 1639. Vennero date alcune disposizioni, di portata limitata, per il suo assetto, si richiamarono severamente i celebranti a indossare la veste talare e gli abitanti furono invitati a osservare anche le feste di S. Maria Maddalena e di S. Apollinare, oltre alle altre feste della parrocchia di Induno, dalla quale dipendeva Bregazzana.
Ma una chiesa era già esistente, forse anche un secolo prima: infatti nella visita di S. Carlo del 1574 era stato ispezionato “l’oratorio di S. Maria di Loreto nel luogo di Bregazzana, membro della parrocchia di Induno … piccolo, munito di volta, aperto davanti e con un piccolo altare”. Si trattava quindi di una chiesetta già abbastanza ben costruita e rifinita, perciò di edificazione probabilmente non recentissima.

Le prescrizioni di S. Carlo furono di ingrandire l’oratorio, come già lo avevano disegnato gli abitanti, munirlo di porta e finestre con inferriate, pavimentarlo e attrezzarlo con l’occorrente per celebrare degnamente nei giorni di festa.
Nel 1597 la chiesa venne ancora citata col nome di S. Maria a Bregazzana e nel 1687 misurava circa 15 x 7 m e abbisognava di ripari dal ruscello a monte; in una teca d’argento erano conservati frammenti delle ossa di S. Sebastiano, autenticate dalla Curia di Milano nel 1731.

Nel 1900 vi prese sede stabile don Ernesto Essi, diventando il primo parroco, per rimanere poi per ben sei decenni a Bregazzana. Nel 1905 fu aggiunta una nuova campata sul davanti dell’unica navata centrale, rifacendo quindi la facciata, ad opera di Paolo Cantù, poi attorno al 1910 fu creata una seconda cappellina laterale sul fianco sud, per accogliere una statua in legno di S. Sebastiano, proveniente, a quanto si sa, dallo smembramento di una non identificata chiesa di Milano.
Nel 1925 fu istituita la parrocchia, staccando la frazione da Induno, e nel 1943 la chiesa fu solennemente consacrata.
Tra il 1947 e il 1948 si rifecero le decorazioni della volta dell’altare (Alciati); le misure attuali della navata centrale sono 19.5 x 5.9 m e le due cappelle, di Maria Consolatrice e di S. Sebastiano, sono di 4 x 3.2 m, la sagrestia è di 4 x 4 m.
All’esterno della chiesa, la facciata presenta una finestra a rosone e un portale, sopra il quale è affrescato un busto di S. Sebastiano.
All’interno, dopo il fonte battesimale in legno intarsiato nella nicchia decorata da Alciati e scolpita da Rescaldani, si trovava nella cappellina di sinistra una tela a olio, (sostituita dopo il furto da una riproduzione fotografica) rappresentante Maria Consolatrice degli afflitti, che veniva detta, 50 anni fa, “La Consolata” e che ha la festa tradizionale alla prima domenica di luglio. In quella di destra è collocata la statua di S. Sebastiano, che in occasione della festa del 2009 è stata riportata a nuovo splendore da un impegnativo restauro, dopo un precedente, meno brillante, nel 1914. La statua, in legno e gesso dipinto, è attribuibile a un autore lombardo del sec XVIII, sul cui nome ci sono, per ora, solo ipotesi da confermare.
L’altare maggiore è in marmo intarsiato da Annibale Ticinese, come pure in marmo sono tutte le balaustre; la pala è un dipinto a olio di autore ignoto, e rappresenta la Madonna col Bambino, S. Sebastiano e S. Carlo.
Sono presenti, oltre a quella della consacrazione, altre lapidi a ricordo di benefattori, mentre altri anonimi hanno pure contribuito sostanzialmente a restauri e decorazioni, tra i quali spiccano il restauro del S. Sebastiano e il quadro di Maria Consolatrice. La chiesa svolge oggi la funzione di parrocchiale, con due messe feriali, la vigiliare e la festiva.

Le notizie storiche su san Sebastiano sono poche, ma la diffusione del suo culto ha resistito ai secoli, ed è tuttora molto viva. Tre comuni e almeno cinque frazioni in Italia portano il suo nome, e tanti altri lo venerano come santo patrono. San Sebastiano fu sepolto nelle catacombe che ne hanno preso il nome; il suo martirio avvenne nell’anno 304, sotto Diocleziano. Secondo i racconti della sua vita sarebbe stato un militare valsosi dell’amicizia con l’imperatore per recare soccorso ai cristiani incarcerati e condotti al supplizio.

Avrebbe fatto anche opera missionaria convertendo soldati e prigionieri: lo stesso governatore di Roma, Cromazio, e suo figlio Tiburzio, da lui convertiti, avrebbero affrontato il martirio. Tutto ciò non poteva passare inosservato a corte, tanto che Diocleziano stesso convocò Sebastiano.

Inizialmente si appellò alla vecchia familiarità: «Ti avevo aperto le porte del mio palazzo e spianato la strada per una promettente carriera e tu attentavi alla mia salute». Poi passò alle minacce e infine alla condanna. Venne legato al tronco di un albero, in aperta campagna, e saettato da alcuni commilitoni.

Si festeggia il 20 gennaio, ed è patrono di atleti, arcieri, vigili urbani, tappezzieri.